Intervista a Luciano Canfora

Italo Antoniotti

Più di quaranta libri pubblicati nella sua maggioranza di cultura classica, è considerato la massima autorità viva del classicismo sul mondo. Le sue opere sono state diffuse negli Stati Uniti, la Francia, Germania, Grecia, Olanda, il Brasile, Spagna e Repubblica Ceca. Professore emerito di filologia greca e latina nell’università di Bari, Canfora è membro permanente del Comitato scientifico dell’Enciclopedia Treccani, lo Journal of Classical Tradition di Boston, articolista nel Corriere della Sera e coordina lo Spazio Letterario della Grecia Antica per Salerno Editori.

Canfora ha polemizzato su diversi soggetti storici, uno degli ultimi fu il Papiro di Artemidoro che provocò un’accesa discussione con l’archeologo Salvatore Settis; poiché il filologo lo considera un “falso” fabbricato nel secolo XIX dal famoso falsario Costantino Simonidis.

Luciano Canfora ci parla sulla storia classica e il mondo di oggi.

Perché è importante lo studio dei classici per la classe politica nel mondo?

– Secondo Alexis de Tocqueville (1835/1840) lo studio dei Greci e dei Romani attenua il carattere «massificante» della democrazia. All’opposto, secondo i giacobini i Greci e i Romani sarebbero il modello di riferimento della rivoluzione anti-aristocratica. Secondo me le questioni centrali su cui ci si scontra tuttora nel campo filosofico, giuridico, etico, storiografico, politico, furono impostate, o intraviste, nell’esperienza delle antiche società schiavistiche. Tanto basta per rendere interessanti (talvolta anche odiose) le loro risposte a quelle questioni. Perciò anche chi non legge quei testi si scontra, in realtà, coi loro problemi.

Generalmente i programmi educativi dei governo stanno togliendo importanza allo studio della storia, soprattutto quella greca e romana. Ci sono quelli che dicono che ce una strategia deliberata per dimenticare la storia, cosi ogni volta meno gente può questionare i sistemi. Cosa ne pensa al riguardo di questa affermazione?

– Tutti i regimi reazionari malmenarono lo studio della storia ocercarono di “usarla” (storia di Roma in epoca fascista, per esempio). Perciò difendere lo studio critico e scientificamente attrezzato della storia è un antidoto contro il reazionarismo.

Articolisti, politici e personaggi di rilievo nei suoi scritti menzionano aforismi dei classici estratti dell’Internet, i classici sono riferimenti soltanto per abbellire uno scritto. Pensa che l´internet possa essere un arma di doppio filo per approfondire in certi soggetti come lo studio dei classici?

– Quando si parla della «rete» (Internet) conviene sapere che può essere usata in diversi modi: è uno strumento, non una ideologia. E nella ricerca – anche nel campo della storia – può aiutare moltissimo.

L´idea dell´Atene democratica con i suoi alleati contro Sparta è stata demistificata da lei, infatti la descrive come un impero brutale tramite esempi come quello successo a Melo, potrebbe raccontarci un po’ su questo soggetto?

– E’ Pericle che definisce «tirannide» l’impero di Atene.

Aristofane nelle Rane fa dire a Eschilo che Alcibiade doveva tornare ad Atene per risolvere la crisi politica ateniese e vincere Sparta. Pensa che questo fatto avrebbe cambiato il destino del conflitto e come?

– La storia controfattuale non è inutile: può anche aiutare a capire meglio ciò che è affettivamente accaduto. Effettivamente, Alcibiade avrebbe potuto ottenere grandi risultati sul piano militare. Ma il vero errore fu di impedirgli di comandare la flotta ateniese all’assedio di Siracusa.

Lei afferma che le Elleniche di Senofonte sono state scritte realmente per Tucidide, potrebbe raccontarci le ragione di questa affermazioni?

– Che nei libri I-II delle «Elleniche» ci siano materiali e stesure che facevano parte del lascito di Tucidide è detto da Diogene Laerzio nella Vita di Senofonte, ed è anche opinione di alcuni studiosi del scolo XIX, come ad esempio Ludwig Breitenbach, autore di un importante commento delle Elleniche. D’altra parte tutto l’inizio delle Elleniche presuppone ciò che si legge nelle pagine finali di Tucidide (libro VIII): «Dopo questi fatti». Nessuna opera potrebbe incominciare così (quali «fatti»?), dunque quelle due opere – Tucidide VIII ed Elleniche I- furono dal primo momento un’unica opera.

Parlando della repubblica romana, ci sono quelli che situano il inizio del declino con l´uccisione dei grachi, altri con la congiura di Catilina e altri dicono che fu il no permettere la partecipazione di Cesare ai comizi. Quale sarebbe il fatto più significativo di un procedimento che ovviamente coinvolge diversi fattori.

– La repubblica romana aveva la struttura e gli ordinamenti politici di una polis (città-stato). Con l’estensione della cittadinanza romana agli Italici, tutta l’Italia a Sud del fiume Po divenne «città di Roma»; a quel punto divenne sempre meno possibile conservare gli ordinamenti (in primis le procedure elettorali) della città-Stato. Quello fu l’avvio verso nuove forme di potere; l’altra causa fu la riforma militare di Caio Mario che immise i non possidenti nell’esercito: le grandi masse militari divennero la base sociale dei generali aspiranti al potere politico. Catilina non aveva tale base e perciò fu sconfitto; Cesare l’aveva e vinse.

Quale è il personaggio storico greco più affascinante per lei?

– Socrate.

E di Roma?

– Spartaco.

Un messaggio per i popoli latinoamericani sullo studio dei classici e soprattutto a quello del Guatemala.

– Non solo in Italia ma in tutti i paesi “latini”, compresi quelli dell’America meridionale colonizzata da Spagna e Portogallo, il modello “Roma” fu usato dalla cultura conservatrice e anche da ambienti attratti dal fascismo europeo. L’auspicio è che in quei paesi nascano studi sul mondo antico (greco e romano) che ne mettano in valore la componente anti-oligarchica e, soprattutto, la complessità culturale.

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